In un recente articolo comparso sul Corriere della Sera l’importanza del colesterolo e della terapia ipocolesterolemizzante sono ridimensionati.
Da diversi anni il classico studio neozelandese sul rischio cardiovascolare ha messo in evidenza che non è il colesterolo totale, da solo, il parametro corretto da considerare per valutare il rischio, ma il suo rapporto con il colesterolo HDL (quello che chiamiamo “buono”) e la correlazione di altri fattori di rischio: diabete, ipertensione, fumo di sigaretta.