Sempre maggiori preoccupazioni vengono dal mondo medico scientifico per l’uso estensivo degli antibiotici sia negli allevamenti di animali destinati all’alimentazione umana sia nella terapia delle patologie umane. Da più parti giungono raccomandazioni ad un uso mirato ed attento degli antibiotici, al fine di ridurre l’insorgenza di resistenze batteriche, che possono vanificare l’efficacia degli antibiotici nelle situazioni in cui il loro utilizzo è assolutamente necessario.
Il medico, richiamato da una parte a fare un uso parsimonioso degli antibiotici e dall’altra nella necessità di curare efficacemente il proprio paziente, deve riuscire a coniugare esperienza, prudenza, perizia e tempestività di azione.
Spesso nella pratica clinica appare necessario avere a disposizione strumenti terapeutici intermedi, che amplino “l’armamentario terapeutico” del medico, e che colmino un “gap” tra l’attesa e osservazione dell’evoluzione clinica e l’azione terapeutica con l’antibiotico. Sono gli strumenti terapeutici intermedi che possono essere descritti come approccio integrato.
La modificazione dello stile alimentare, l’utilizzo razionale, prudente e mirato di vitamine o minerali, di fitoterapici e medicinali omeopatici possono permettere il miglioramento delle condizioni generali di salute, la minore tendenza alle ricadute nelle patologie infiammatorie e infettive invernali e un minore ricorso alla terapia antibiotica.
Per documentare l’efficacia di questo approccio integrato per la salute dei bambini nel periodo invernale, ho osservato una serie consecutiva e non selezionata di 51 bambini che ho rivisto in visita di controllo nel periodo di marzo – aprile 2019 e che avevo visitato in autunno 2018.
La maggior parte dei bambini era già stata conosciuta nei mesi o anni precedenti l’autunno 2018 ed era stata seguita con 1-2 visite all’anno in media. Ho quindi valutato quanti bambini avevano avuto episodi di patologie stagionali e quanti avevano utilizzato antibiotici durante l’autunno-inverno 2018-2019, rispetto al momento in cui si erano presentati alla prima visita.
Nella valutazione ho contato solo il numero di bambini che ha presentato episodi di patologie stagionali e uso di antibiotici, non quanti episodi della stessa patologia e cicli di antibiotici per singolo bambino. Nei casi in cui al controllo primaverile si erano registrati episodi di patologie stagionali o uso di antibiotici, il numero di episodi per singola patologia era comunque diminuito rispetto all’osservazione iniziale.
Questi i dati statistici nella serie di 51 bambini osservati:
Età: età media 6 anni; età minima 1 anno e mezzo; età massima 13 anni
Sesso: 21 maschi (41%) e 30 femmine (59%)
Basse vie respiratorie: alla prima visita 35 bambini (69%) avevano presentato 1 o più episodi di patologie bronchiali, nei mesi precedenti; alla visita di controllo 13 bambini (25%).
Otiti: alla prima visita 21 bambini (41%) avevano presentato patologie infettive/infiammatorie delle orecchie; alla visita di controllo 5 bambini (10%)
Faringotonsilliti: alla prima visita 23 bambini (45%) avevano presentato patologie infettive/infiammatorie di faringe e tonsille; alla visita di controllo 5 bambini (10%)
Naso: alla prima visita 34 bambini (67%) avevano presentato patologie catarrali nasali; alla visita di controllo 6 bambini (12%)
Uso di antibiotici: alla prima visita 32 bambini (63%) avevano presentato utilizzo di 1 o più cicli di terapia antibiotica per le patologie stagionali; alla visita di controllo 8 bambini (16%) avevano utilizzato antibiotici (1 ciclo per ognuno) durante il periodo ottobre 2018-marzo 2019.
Solo in due casi l’uso dell’antibiotico si era reso necessario dopo un iniziale approccio di terapia integrata, negli altri 6 casi l’antibiotico era stato iniziato dal genitore, su consiglio del pediatra, e non era stato richiesto un approccio di terapia integrata.