In terapia omeopatica si scelgono i rimedi secondo un principio di similitudine, cioè si somministra al paziente affetto da un certo disturbo una sostanza, diluita e dinamizzata, che nel soggetto sano produce sintomi simili o identici a quelli che presenta la persona malata.
Due sono le fonti che si utilizzano per conoscere le caratteristiche dei rimedi omeopatici:
- La raccolte delle conoscenze di tossicologia, quindi in particolare i dati raccolti in casi di intossicazioni accidentali o intossicazioni croniche,
- Le sperimentazioni della sostanze, in forma diluita e dinamizzata; soggetti sani assumono il rimedio per un preciso periodo e annotano scrupolosamente i sintomi che si producono assumendo la sostanza.
Queste due fonti sono la base delle conoscenze sulle caratteristiche dei rimedi; a queste se ne aggiunge una terza: la raccolta delle osservazioni cliniche nell’uso del rimedio e gli effetti curativi che esso produce. In questo modo si possono confermare le caratteristiche curative che nel corso della sperimentazione sono emerse come sintomi patogenetici, ma anche si può osservare che il rimedio è attivo su nuovi sintomi che non erano stati registrati durante la sperimentazione patogenetica (proving in inglese).
La raccolta delle tre fonti di conoscenze costituisce l’insieme di fonti con le quali sono compilate le Materie Mediche Omeopatiche, in cui per ogni rimedio si elencano i sintomi e i segni caratteristiche in base alle fonti tossicologiche, sperimentali e cliniche. Il medico omeopatico visita il paziente ed effettua una raccolta generale e particolareggiata delle caratteristiche sane e patologiche del paziente; in base al quadro così raccolto, somministra il rimedio che presenta un quadro di caratteristiche il più simile alla situazione del paziente.
Nell’uso clinico, ogni rimedio omeopatico è preparato con diluizioni e dinamizzazioni, così da ridurre progressivamemte la presenza della parte molecolare e, oltre la dodicesima diluizione centesimale (12CH), il rimedio trattiene solo l’informazione della sostanza di partenza. Questo aspetto è ciò che desta più perplessità tra i dubbiosi dell’omeopatia, eppure c’è molta letteratura che dimostra che attraverso l’acqua del rimedio omeopatico si trasmette l’informazione ai sistemi viventi. Le dimostrazioni sono state ottenute con osservazioni sperimentali anche su colture cellulari in vitro.